Fiom FCA: solo 8 mila vetture prodotte a Mirafiori
23 Settembre 2020
Fca, l’allarme Fiom su Torino: solo 8 mila vetture prodotte a Mirafiori (4 anni fa erano 218 mila)
La prima premessa: ragionare sul 2020 è come esercitarsi su quello che i manuali di management chiamano «disaster recovery». È un anno senza punti di riferimento. Il settore dell’auto ha subito una contrazione tremenda e non fa eccezione alcun player di mercato. Quello che però conviene evidenziare è lo spartito del governo. Al netto degli incentivi per le auto di nuova immatricolazione su elettrico ed ibrido — ed è la seconda premessa — non è che sia stato fatto granché per sostenere la filiera. Si è polemizzato per settimane sulle condizionalità da applicare alla garanzia dello Stato al prestito da 6,3 miliardi erogato da Intesa Sanpaolo a Fiat-Chrysler, il nostro campione nazionale. Ma certo: il tavolo di settore promosso dal ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, è sembrato al momento più che altro un’enunciazione di intenti. Con poche, quasi nulle ricadute sull’indotto che vedono con più di qualche timore anche l’annunciata integrazione con Psa, che creerà il quattro gruppo al mondo sotto la holding Stellantis.
Dice Edi Lazzi, a capo della Fiom di Torino, che i volumi di quest’anno nello storico impianto di Mirafiori fanno tremare. Sarebbero state prodotte da gennaio circa 8 mila autovetture. Il dato ovviamente va depurato dal blocco imposto dalla pandemia, dalle misure di distanziamento da dover applicare tra gli operai e dalle relative procedure di sanificazione. Da tutti gli interventi che hanno sostanzialmente azzerato la produzione nei mesi tra marzo e maggio. Ma è chiaro che i sindacati vedono con preoccupazione questi numeri considerando, rincara Lazzi, «che solo 4 anni fa nelle storiche carrozzerie di Mirafiori si producevano 218 mila vetture». Al momento i propositi di piena occupazione sono ben lungi dal verificarsi. L’impianto viaggia al 30%, con la Cig a zero ore dettata dall’emergenza Covid per alcune maestranze. «Su 100 ore lavorate, denuncia la Fiom, viaggiamo attorno alle 25-30». Il resto viene fortunatamente coperto con gli ammortizzatori sociali che pur sotto il loro cappello protettivo significano una decurtazione in busta paga e orizzonti incerti per chi ne usufruisce.
Sia De Palma sia Lazzi parlano della necessità di un progetto per Torino. Anche immaginando di potenziare i volumi di Grugliasco dove si produce la Maserati che sta per lanciare un nuovo modello. Proprio nel polo di Grugliasco si potrebbe arricchire la gamma alta di prodotti proveniente dalla fusione con Psa. Mentre a Mirafiori si potrebbero potenziare le auto del segmento B, le citycar sfruttando le nuove motorizzazioni come l’elettrico e l’ibrido. D’altronde c’è ancora un buon indotto e buone competenze, c’è tutto un sistema che potrebbe mettersi in moto se si portassero maggiori produzioni green sfruttando la transizione all’elettrico. Perché non realizzare anche una gigafactory per la produzione di batterie che peraltro non servono soltanto al mondo dell’automotive. Ammette De Palma che non fa difetto ricordare che l’allora piano presentato da Sergio Marchionne immaginava che i segmenti premium e lusso avrebbero saturato gli impianti. Si è trattato più che altro di un auspicio visto che ora l’obiettivo di piena occupazione è stato spostato a fine 2022. Sostiene De Palma che in Italia se c’è un segmento di mercato che ha tenuto invece è quello mass market e su cui occorrerebbe ancora investire. Il segmento delle utilitarie che nel nostro Paese trova terreno fertile anche per il declino progressivo del ceto medio che si trova un potere d’acquisto ridotto.