Il futuro dell’automotive, c’è la data per l’incontro del Piemonte con Draghi: a Roma
Il premier risponde così alle richieste del territorio torinese e regionale dopo lo schiaffo della gigafactory a Termoli. A Roma Cirio, Appendino, imprese e sindacati. E intanto Marsiaj (Unione Industriali): “Serve un piano industriale che gestisca la transizione ecologica”
Torino chiede al Governo un piano per il futuro del settore automotive
Brucia ancora sulla pelle, lo schiaffo della gigafactory che Stellantis ha deciso di installare non a Mirafiori – culla dell’auto a livello italiano -, ma a Termoli. Ma almeno, adesso, Torino e il Piemonte sanno quando potranno esporre al Governo tutto il loro malumore.
Perché se da un lato la scelta di un’azienda privata non è sindacabile, la scelta del Molise ha svelato d’un colpo tutta la paura sabauda di sentirsi messi in un angolo, quasi “estranei” a un progetto di respiro nazionale che riguardi non solo l’automotive, ma anche un passaggio strategico come la transizione ecologica. Una strategia – quella sì – che invece ha profonde influenze da parte dell’azione dell’esecutivo. Le famose “politiche industriali”. E così, dopo la richiesta inviata nei giorni scorsi, il premier Mario Draghi ha fissato per martedì 27 luglio l’incontro con il governatore Alberto Cirio, la sindaca Chiara Appendino, il mondo imprenditoriale e le organizzazioni sindacali.
Appuntamento a Roma
Alle 15.30 – minuto più, minuto meno – tutti intorno allo stesso tavolo, a Roma. Obiettivo: condividere con urgenza un piano e un progetto di rilancio del territorio piemontese, partendo dal sistema automotive.
“Ho ricevuto la chiamata del capo di gabinetto del Premier, Antonio Funiciello – spiega il presidente Cirio -, che mi ha confermato per martedì prossimo la disponibilità del presidente Draghi. Questo primo incontro sarà con la Regione e il Comune di Torino in rappresentanza di tutte le voci del territorio che hanno sottoscritto la lettera inviata al Premier. Venerdì pomeriggio ci confronteremo nuovamente sulle principali istanze che come Piemonte desideriamo portare al Governo”.
Marsiaj: “Gestire la transizione ecologica senza strappi pericolosi”
Intanto, proprio in queste ore, il presidente dell’Unione Industriali di Torino Giorgio Marsiaj, ha ribadito l’urgenza di un intervento del Governo Draghi proprio a stabilire i paletti della transizione ecologica, su cui l’Unione Europea ha detto chiaramente di voler accelerare: “L’obiettivo ambizioso della riduzione dell’impatto ambientale non può essere raggiunto sacrificando la tenuta economica e sociale del nostro Paese, soprattutto al termine di un periodo di grave crisi che ha colpito il tessuto produttivo, i lavoratori e le famiglie“.
“Il pacchetto Fit for 55 della Commissione europea, che prevede lo stop per la produzione di veicoli a trazione termica dal 2035 – prosegue Marsiaj – pone limiti stringenti, che incideranno profondamente sull’assetto produttivo dell’intero continente, in special modo di Paesi come l’Italia, che è tutt’oggi la seconda industria manifatturiera d’Europa. Per tutelare il futuro del settore automotive è fondamentale definire tempi ragionevoli e modalità realistiche per la necessaria transizione green, con una visione strategica di politica industriale, che tenga conto anche dell’inevitabile aumento delle emissioni di Co2 da parte del sistema delle centrali elettriche, che dovrà essere potenziato per l’alimentazione dei nuovi veicoli“.
E il cambiamento, ovviamente, non coinvolgerà solo i grandi. Ma anche i “piccoli”. “Alla filiera – dice Marsiaj – saranno richiesti notevolissimi investimenti al fine di adeguare o trasformare radicalmente produzioni e prodotti. Nei prossimi anni la componentistica automotive potrebbe pagare il prezzo più alto, con la scomparsa di aziende e posti di lavoro, in un mercato che ha già sofferto molto. La nostra manifattura non può essere lasciata da sola davanti a questa sfida epocale. Preoccupazioni che sono particolarmente sentite in Piemonte, dove operano circa 750 imprese dell’indotto auto, pari al 35% dell’intero comparto nazionale, con oltre 70mila occupati diretti e indiretti e un fatturato che, prima dell’emergenza pandemica, costituiva il 40% di quello totale della componentistica italiana, pari a quasi 50 miliardi di euro. È oggi più che mai necessario che il Governo definisca un piano industriale generale, e in particolare per il settore automotive“.