La situazione è preoccupante, il virus galoppa, la regione è in zona arancione
In Piemonte la situazione è preoccupante, il virus galoppa, la regione è in zona arancione. “Siamo in condizioni critiche – ci racconta Pier Massimo Pozzi, segretario generale della Cgil regionale –. La variante sta determinando un aumento rapido dei contagi e alcuni comuni, a macchia di leopardo, sono in zona rossa. Nonostante questo, la campagna vaccinale funziona, ma i vaccini sono pochi. Quello che ci auguriamo è che arrivino e, in caso di disponibilità, che ci sia il personale sufficiente per garantire tutti i presidi che dovranno aumentare il ritmo dell’attuazione del piano”.
Cosa vi preoccupa di più? “Tra gli effetti dell’emergenza sanitaria, un grande disagio è quello recato ai genitori di ragazzi sotto i 14 anni nel caso in cui si chiudano le scuole elementari e medie. Il problema è di carattere nazionale e dovrebbe essere il governo a mettere ordine tra tutte le norme che riguardano i permessi. Ora come ora sono molte e si accavallano, creando confusione e disorientamento. Bisogna stabilire una cosa chiara, si definiscano fasce e modalità nelle quali è possibile ricorrervi”.
In Piemonte la diffusione del contagio sta creando anche un altro problema. “Con il moltiplicarsi dei casi di contatto con positivi – ci spiega Pier Massimo Pozzi – in tanti sono costretti alla quarantena: bisogna che il periodo di isolamento, alla stregua del covid, non intacchi il periodo di comporto. Ci sono molte persone, già in condizioni fragili, che rischiano di erodere il margine consentito dei giorni di malattia”.
Sul fronte dell’economia? “Soffrono i settori collegati alle chiusure, senz’altro. Quelli che già della terza ondata erano in una situazione precaria: bar, ristoranti, musei, cultura e spettacolo, turismo. Lo stato del manifatturiero era stazionario, registrava anche un leggero incremento, ad eccezione del tessile e della moda, produzioni legate ai consumi più diretti. In questa congiuntura bisogna prorogare il blocco e lavorare per nuove forme di ammortizzatori sociali. Ma siamo sicuri di una cosa: finché non si riducono i contagi, non ci sarà nessuna possibile speranza di ripresa”.