“Che la gigafactory si faccia in Italia è una notizia positiva. Sono contento per Termoli, ma l’ambiente ideale era Torino. La scelta l’ha fatta Stellantis: al Sud ci sono più opportunità di ottenere finanziamenti pubblici. Il Governo si è mosso tardi e ha fatto la comparsa, rinunciando a fare una sintesi nazionale. Torino non meritava questo sgarbo, senza la fabbrica delle batterie la città va incontro a grossi problemi”: intervista a Giorgio Airaudo, segretario generale della Fiom-Cgil Piemonte
Airaudo, dunque la gigafactory Stellantis si farà in Italia, a Termoli (Leggi la notizia qui).
“Una delusione, una grossa delusione. Il posto ideale, per il know how e per l’ambiente industriale, era Torino”.
Però una buona notizia per il Sud. O no?
“Che la gigafactory si faccia in Italia è una notizia positiva, perché riscahiavamo di perdere questa opportunità a favore della Spagna. Sono contento che si faccia in Italia e contento che si faccia a Termoli. Ma sono scontento che non si faccia a Torino”.
Perché secondo lei è stata scelta proprio Termoli?
“Credo che abbia pesato il fatto che al Sud si possa recuperare una quota maggiore di finanziamenti pubblici nell’ambito del Pnrr. Il Governo è riuscito a portare la gigafactory in Italia, che ovviamente è un risultato, ma è stata Stellantis a decidere dove farla. E, siccome non parliamo di un ente di beneficenza, l’azienda ha scelto dove può accumulare più contributi pubblici”.
A Torino ne avrebbe ricevuti meno?
“Non so se a Torino sarebbero stati di meno o di più. Non c’è stato neanche il tempo di verificarlo. C’è stato un grave ritardo in questo senso”.
Da parte di chi?
“Da parte del Governo. Che ha scelto di fare la comparsa, rinunciando a svolgere un ruolo di sintesi nazionale”.
Cioè?
“Penso che il Governo italiano avrebbe dovuto fare una scelta nazionale, chiedendo a Stellantis di illustrare il proprio piano complessivo per l’Italia, anziché un pezzo alla volta: prima Melfi, ora Termoli, domani chissà… Il fatto è che non c’è un piano complessivo per l’Italia: non sappiamo quanti volumi Stellantis vuole collocare in Italia. E registro un’altra cosa”.
Quale?
“La scelta che Tavares (amministratore delegato di Stellantis, ndr) ha annunciato oggi per l’Italia in Francia non sarebbe stata possibile perché il Governo francese avrebbe partecipato alla decisione”.
Perché lo Stato francese è azionista di Stellantis.
“Qua, invece, in cambio del fatto che la gigafactory si farà sul territorio nazionale, si è lasciato a Stellantis decidere dove farla e come prendere i finanziamenti pubblici. Tant’è che l’annuncio oggi non è arrivato in un tavolo congiunto Governo-azienda. È stata Stellantis a decidere di andare a Termoli”.
Perché Torino sì e Termoli no?
“Non mi risulta che a Termoli ci sia un politecnico”.
Il fatto che la gigafactory sarà in Italia, però, potrebbe avere qualche ricaduta positiva anche per Torino?
“Marginali”.
A Mirafiori potrebbero essere attivate nuove produzioni?
“Non credo, non lo so, ad oggi non lo sappiamo. Noi da oltre un anno chiediamo di fare una discussione complessiva su Stellantis, invece si discute caso per caso. E questo non va bene perché contrappone i lavoratori, divide gli stabilimenti, divide i territori. Un Governo che accetta di farsi sfogliare come una margherita, mettendo una comunità contro l’altra senza fare una sintesi e una proposta complessiva, è un governo debole. Un Governo comparsa di fronte alla multinazionale Stellantis. La scelta di oggi umilia Torino, che, anche se in ritardo, si era mossa per ottenere la gigafactory. Dispiace che il presidente John Elkann non riconosca la propria città. Torino non meritava questo sgarbo”.
Per la città è la fine di un’epoca?
“Non lo so, ma certamente Torino ha dei grossi problemi da affrontare. La transizione dal motore termico all’elettrico genererà un problema alle meccaniche di Mirafiori e allo stabilimento di Verrone, dove si producono cambi per il motore termico. Come noto, il motore elettrico non ha bisogno dei cambi”.
Parliamo complessivamente di circa 2mila lavoratori. Il loro posto è a rischio?
“Stiamo parlando in prospettiva, ma è chiaro che si apre un problema per quelle lavorazioni che andranno scomparendo. E si apre un problema di occupazione nei 3 milioni di metri quadri di Mirafiori, che se non occupati industrialmente rappresentano un costo, uno di quei costi che Tavares ha detto di voler razionalizzare. Negli stabilimenti torinesi si va avanti con la cassa integrazione da 14 anni. Bisognerà stare molto attenti ai volumi e ai prodotti, ma se a Torino si fa solo il lusso l’occupazione non c’è per tutti”.
C’è poco da essere ottimisti, insomma.
“Quando toccherà discutere di Torino mi aspetto problemi. Questa scelta sulla gigafactory congela Torino in una situazione di crisi e non le offre una opportunità di futuro”.