Consiglio regionale dedicato alla vertenza per lo stabilimento di Riva di Chieri: “Il profitto è legittimo, la speculazione no. Un’irresponsabilità che va punita: chi prende soldi in Piemonte, resti in Piemonte”. Chiorino: “Una storia scandita da promesse mancate”. Sindacati: “Ci prendono in giro da anni”
Le ultime sulla Acc di Mel (l’altra azienda coinvolta nel piano a doppia firma Patuanelli-Todde) lasciano al naufragio il progetto Italcomp. Ma la vertenza per i quasi 400 lavoratori ex Embraco di Riva di Chieri non si ferma. E dopo il prolungamento fino a gennaio degli ammortizzatori sociali, finalmente riesce a entrare nell’aula del Consiglio Regionale, dopo aver bussato a lungo alle sue porte.
Cirio: “Una situazione di cui mi vergogno come piemontese e italiano”
A luglio, dopo una manifestazione in strada, una delegazione di lavoratori e sindacati era stata ricevuta dai rappresentanti del Consiglio, con tanto di lettera scritta al Ministero per sollecitare attenzione e soluzioni. “È un problema che cerchiamo di risolvere ormai da diversi anni, insieme ai rappresentanti dei lavoratori e i sindaci del territorio. Ci conosciamo quasi per nome, dopo una frequentazione di anni – dice il governatore, Alberto Cirio -. È una situazione vergognosa, come italiano, piemontese e rappresentante delle istituzioni. Si tratta di un Gruppo come Whirlpool che approda in Piemonte e riceve anche risorse pubbliche. Addirittura fece tenere ai suoi lavoratori di Riva di Chieri corsi di formazione a operai fuori Italia, in Slovacchia, a coloro che poi glielo avrebbero sottratto, il lavoro“.
“La delocalizzazione – aggiunge il presidente della Regione – è un male quando riguarda spostamenti in Cina o Sudamerica, ma ancora di più quando succede verso un altro Paese europeo. Le differenze dei costi del lavoro non può essere così grande, nel nostro continente. Ma è paradossale che se tutti mostrano solidarietà e impegno verso la vertenza, non si possa trovare una soluzione. Noi possiamo solo curare le ferite con gli ammortizzatori sociali, ma non è così che si guarisce“.
“Questo non deve più accadere – conclude Cirio – e ora che arrivano nuove risorse con il Pnrr bisogna scrivere nero su bianco che chi viene in Piemonte e prende risorse, rimane in Piemonte. Il Governo su questo deve essere chiaro. Il profitto è una parola buona, la speculazione no. Non serve una pacca sulle spalle: i lavoratori non se ne fanno nulla. Servono soluzioni concrete: non abbiamo mai pensato a un piano B per non rinunciare al piano A, ma adesso bisogna ragionare per non farsi trovare impreparati a fine anno. Dobbiamo lavare questa macchia in Piemonte: qui non c’è responsabilità, c’è irresponsabilità, che va punita“.
Chiorino: “Una vertenza scandita da promesse mancate”
La vertenza Embraco? “Una sequenza di promesse mancate“, incalza l’assessore regionale al Lavoro, Elena Chiorino. “Soprattutto con il progetto Italcomp, presentato addirittura in prefettura, che ambiva a creare un polo per i compressori che fosse riferimento non solo in Italia, ma anche in Europa. I numeri della Acc di Mel dimostrano che c’è mercato, per questo settore. Ma quindi cosa ha fatto il nostro Governo? Qual è il piano B? Gli investimenti sarebbero costati meno degli ammortizzatori sociali e non ci arrendiamo all’assistenzialismo. Sta mancando l’ambizione e l’orgoglio industriale di questa nazione“.
“Ci sono lavoratori che hanno dovuto vendere la casa per pagare gli studi ai figli e che hanno rinunciato alla loro dignità andando a chiedere i pacchi della Caritas. Se il problema è il costo del lavoro, in Italia si lavori per ridurlo. È inaccettabile avere un Governo che si arrende e che ammette che non c’è nulla da fare: quale che sia la posizione politica di ciascuno di noi“.
Pietra tombale dal Ministero: “Il progetto Italcomp? Non è più fattibile”
La pietra tombale sulle prospettive di un Polo nazionale per i compressori arriva in collegamento streaming dal Ministero dello Sviluppo Economico. Chi parla è Luca Annibaletti, coordinatore della struttura per le crisi d’impresa per il Mise. “Il progetto Italcomp non è fattibile, perché non è stato trovato un partner privato che investisse, non è stato trovato il sito e non è stato possibile accedere al fondo europeo che poteva sostenere l’iniziativa. Non è più attuale da tempo, come ribadito più volte e bisogna cercare altre soluzioni“.
“Siamo a disposizione per trovare nuove strade, dalla reindustrializzazione alle politiche attive per i lavoratori. Non possiamo risolvere i casi in maniera taumaturgica, ma ci si può impegnare insieme per trovare nuove strade: il periodo della cassa integrazione è stato approvato proprio per avere il tempo per individuare soluzioni alla questione”.
“Il ministro Giorgetti non ci ha mai creduto davvero”
Il territorio non accetta però queste chiusure definitive. “Nel caso Embraco è mancato il Mise e, negli ultimi tempi, il ministro Giorgetti – attacca il sindaco di Chieri, Alessandro Sicchiero – che non ci ha mai creduto davvero. Questo fantomatico investitore privato non si è mai palesato. Ora i lavoratori hanno diritto quantomeno alla chiarezza. È davvero impossibile assorbire almeno in parte la manodopera? Abbiamo verificato la disponibilità di alcuni piccoli imprenditori locali per assumere porzioni di lavoratori ex Embraco, ma lo scoglio su cui si sono infrante le idee sono state il costo del lavoro e l’assenza di incentivi di qualunque genere”.
I sindacati: “È questo il Governo che ci meritiamo?”
Di fronte alla chiusura totale da parte dell’esecutivo la rabbia dei sindacati è difficile da contenere. “È questo il Governo che vogliamo e che meritiamo? – incalza Ugo Bolognesi, responsabile per Fiom Cgil del caso Embraco -. Proprio nel momento in cui arrivano grandi risorse per far ripartire il Paese, ci vengono a dire di arrangiarci e che, magari, daranno una mano. Da tempo ci trattano come una colonia dell’impero. I lavoratori hanno accettato Ventures perché l’alternativa era il licenziamento e i casi recenti dimostrano come, di fronte a una multinazionale che decide di andarsene, il Governo è impotente. E proprio il Governo, quello precedente, aveva promesso che in caso negativo sarebbero stati assunti da Invitalia, alla presenza di Domenico Arcuri. Anche successivamente tutti continuavano a dare credito a quei soggetti, finché non è dovuta intervenire la magistratura a mettere le cose in chiaro. Sono anni che ci stanno prendendo in giro: serve uno scatto di dignità, anche come Piemonte. È doveroso essere convocati al Mise e dobbiamo parlare a una voce sola”.
“Soltanto per mezzo stampa abbiamo appreso del fallimento del progetto Italcomp – incalza Arcangelo Montemarano, Fim Cisl – e di solito certe cose si dicono almeno convocando le parti coinvolte. Quello di oggi è un comportamento offensivo. La domanda di protezione che i lavoratori hanno avanzato alle istituzioni ha ricevuto in cambio solo disastri. È stata creata povertà, con gli operai che chiedono i pacchi alimentari. L’atteggiamento del Mise manca di rispetto anche a voi, come Consiglieri regionale e come istituzione nel suo insieme. Da tempo, ormai, la multinazionali hanno comportamenti di fronte ai quali Confindustria gira la testa dall’altra parte, per non perdere associate”.
“Al 30 ottobre saranno 4 anni di vertenza Embraco – sottolinea Vito Benevento, segreteria organizzativa di Uilm Torino – e sono cambiati tanti Governi, senza trovare soluzioni: da Calenda a Di Maio, da Patuanelli a Giorgetti. Ora serve un miracolo, per rispetto dei lavoratori, innanzitutto. In Europa ci imputano, come Italia, il fatto di non avere continuità politica e il caso Embraco è la dimostrazione”.
“L’assenza del Governo centrale, per questi lavoratori come per tanti altri, non è comprensibile – conclude Ciro Marino, segretario Uglm Torino -. Il caso Embraco è emblematico per tutta Italia, se si parla di vertenze aperte che sono in uno stato pietoso e se si ragiona di politiche attive. Chi dovrebbe occuparsi di creare futuro occupazionale in questo Paese non c’è: sembra che il Governo centrale sia di un altro Stato, mentre sul territorio tutti stanno facendo il possibile e oltre. Se Giorgetti non è in grado di svolgere il proprio compito, si dimetta”.
Massimiliano Sciullo Torino Oggi