Grugliasco, sullo stabilimento Maserati sventola il Tricolore
Gli operai di Agap hanno messo in atto la forma di protesta annunciata nei giorni scorsi per ricordare ai componenti francesi della proprietà la presenza italiana. Lazzi (Fiom): “L’apice di un periodo in cui queste persone hanno conosciuto solo ammortizzatori sociali”
Questa è Italia e vogliamo ricordarlo alla componente francese di Stellantis. Ma anche al Governo e a Mario Draghi“. Lo avevano annunciato i lavoratori dello stabilimento Agap di Grugliasco, dove si producono le Maserati e questa mattina, al rientro in fabbrica, lo hanno fatto sul serio.
Una bandiera con il Tricolore è stata appesa ai cancelli dello stabilimento di corso Allamano: proprio quello da cui – secondo le indicazioni dell’azienda all’ultimo incontro al Mise, con il Governo – dovrà essere svuotato e trasferito a Mirafiori.
Una doccia gelata per gli operai e per i sindacati, che da tempo chiedevano certezze e notizie sul futuro di Agap, soprattutto alla luce di due aspetti: il primo, la garanzia al da parte dei vertici di Stellantis, al momento della fusione, che nessuno stabilimento sarebbe stato chiuso; la seconda, il fatto che Agap è una fabbrica “giovane”, avendo appena 8 anni e tecnologicamente all’avanguardia, anche grazie agli investimenti che di recente sono stati effettuati qui. Uno stabilimento che “porta il nome di Giovanni Agnelli – hanno ricordato i sindacati nei giorni scorsi – e forse meriterebbe un trattamento diverso“.
E così, nella giornata di oggi i lavoratori dello stabilimento hanno effettuato uno sciopero, con assemblea ai cancelli della fabbrica, per fare il punto della situazione. “Queste persone stanno attraversando da anni di cassa integrazione e vedono l’apice con la chiusura dello stabilimento in cui sono occupati – ha detto Edi Lazzi, segretario generale di Fiom Cgil Torino -. Sono consapevoli che con questa operazione si sta semplicemente trasferendo la cassa integrazione da un sito all’altro in quanto manca un piano che preveda nuove produzioni di autovetture, le uniche in grado di garantire l’azzeramento della cassa integrazione e la piena occupazione. Dalle assemblee è emersa anche la consapevolezza che gli effetti immediati della chiusura saranno di impatto sui colleghi che lavorano per le imprese dipulizia e delle mense aziendali i quali rischiano di essere licenziati per mancanza di lavoro. Per queste ragioni non bisogna sottovalutare cosa sta succedendo, la chiusura di uno stabilimento non può essere considerata una cosa normale sottovalutando gli effetti diretti e indiretti che genererà. Serve un piano industriale complessivo in grado di dare risposte e certezze a questi lavoratori“.