“Avevamo definito un “anno nero” il 2019 per la produzione dell’automotive in Italia, ma i numeri ci dicono che sono ancora più negativi della previsioni: è a rischio un settore industriale centrale per l’Italia e sono a rischio migliaia di posti di lavoro.
Per FCA si registra un calo delle vendite a giugno del 13,5% in Europa, con la quota di mercato che scende al 6,1%. Nel primo semestre del 2019 il saldo negativo è del 9,5%.
A questi numeri di mercato vanno aggiunti quelli delle ore cassa integrazione che oggi non risparmiano nessun stabilimento di assemblaggio con effetti negativi sull’occupazione e sul salario, non solo per i lavoratori di FCA, con l’emergenza della scadenza degli ammortizzatori sociali a partire da Pomigliano fino al polo torinese, ma anche per chi lavora nella componentistica.
La Fiom propone alle imprese, alla associazione della componentistica e al governo di avviare subito un confronto per affrontare la crisi e la trasformazione del settore in corso, dalla riduzione delle emissioni al self drive al protezionismo.
Serve un piano nazionale di investimenti reali delle imprese e del governo per accelerare la trasformazione dell’automotive in una direzione precisa che favorisca l’occupazione, la sicurezza e l’ambientalizzazione. In Italia i lavoratori hanno capacità di creazione, innovazione e produzione che può guidare il cambiamento e non subirlo, ma si tratta di assumersi la responsabilità di compiere delle scelte: la Fiom ritiene non più accettabile confrontarsi solo sull’utilizzo degli ammortizzatori, che potrebbero essere accompagnati da percorsi di formazione. È necessaria una politica industriale per la transizione industriale della produzione di mobilità”.
Lo dichiara in una nota Michele De Palma, segretario nazionale Fiom-Cgil e responsabile automotive
Fiom-Cgil/Ufficio Stampa
Roma, 17 luglio 2019